Viviamo
in un’era tecnologica, dove il ritmo della vita ha preso nuovi andamenti. Un
era di computer, di telefonini sempre più evoluti, l’era del “whatsapp” dove si
comunica per messaggini, dove non bastando quest’ultimi, sono di moda i mini
messaggi, quelli fatti di un linguaggio cifrato il più possibile sintetico. Se
si vuole comunicare un amore nascente, un sentimento che ha preso il via nel
proprio cuore, non ci si guarda più negli occhi, non ci si presenta con dei
fiori in mano, ma s’invia un messaggio corredato di faccine e cuoricini. E’
come se l’uomo “moderno” non avesse più tempo per nulla. Tempo per esprimere i
propri sentimenti, per divulgare idee. In una società scandita da una verità
sempre più violenta e sempre più virtuale nessuno ha voglia di leggere un
libro. Né tantomeno spendere dei soldi per un libro. Chi mai, ha più ha voglia
di sedersi in poltrona, spegnere il cellulare, la tv, il computer, e rilassarsi
a leggere la parola scritta con il risultato di riempirsi il cuore e la mente
di tutto quel patrimonio nascosto ed incommensurabile? Così facendo, non ci si
è accorti di aver perso un patrimonio, quello del messaggio che, rimane
comunque scolpito nel tempo. Gli scrittori, dunque, sono diventati creature
anacronistiche, fantasmi di un passato pur recente ma lontanissimo dalla realtà
attuale. Ed i libri? Destinati a giacere negli scaffali come oggetti inutili e
scomodi destinati ad intridersi di polvere. Meglio il virtuale, ciò che puoi
guardare senza la fatica e lo spreco di tempo per leggere. La poesia di un
libro è scomparsa per sempre per lasciare il posto all’inaridimento. Spendere i
soldi per un libro? Meglio acquistare una lattina di birra.
Fulvia
musso
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